Andando per le montagne, da Tires a Cortina, lungo un tratto dell’Alta Via numero 9, “la trasversale” … un trekking, per una settimana in montagna.
Questo itinerario segue la naturale linea di cresta che inizia sullo Sciliar e procede poi verso Cortina attraversando il Sassolungo, il Settsass, le Cime di Fanes, e il gruppo delle Tofane. Lungo questo percorso si incontrano diversi rifugi (Bergamo, Alpe di Tires, Sasso Piatto, Sandro Pertini, Valentini, Monti Pallidi, Forcella Pordoi, Boè, Capanna Fassa, Kostner, Pralongià, Valparola, Lagazuoi, Dibona, Pomedes) che possono essere utilizzati per il pernottamento consentendo di modulare le tappe a seconda del proprio grado di resistenza o della possibilità di trovare tutto già prenotato, raccomando infatti di prenotare prima di partire considerando che nei mesi estivi sono molto frequentati.
In realtà l’Alta Via numero 9 non inizia a Bolzano, ma in Val di Tires a Lavina Bianca nei pressi di San Cipriano, raggiungibile utilizzando gli autobus di linea extraurbana, che partono vicino alla stazione ferroviaria del capoluogo Alto Atesino; usciti dalla stazione si attraversa il giardino alberato e sulla sinistra si vede la partenza degli autobus.
Dall’autobus è meglio scendere al capolinea di San Cipriano, perché dall’altro lato della strada inizia il sentiero che conduce a Lavina Bianca (circa 20 minuti), dove è visitabile una segheria veneziana che funzionava utilizzando la forza dell’acqua del torrente Ciamin.
Sono consapevole che l’ideale, in montagna, sarebbe di iniziare il cammino la mattina presto, ma non volendo o non potendo approfittare dell’ospitalità di Tires o di San Cipriano, almeno da Verona da dove siamo partiti, è possibile iniziare l’escursione (da Lavina Bianca) intorno alle ore 12, con l’intenzione di pernottare presso il Rifugio Bergamo (2134 m). La salita è impegnativa perché si affronta un dislivello di 960 metri, ma il sentiero è ben tracciato e segnalato, seguendo il segnavia 3 fino al torrente che viene dal Buco dell’Orso, e qui mantenendosi verso destra seguendo il segnavia 3 A si arriva a destinazione (circa 3 ore e mezza).
Il giorno successivo, lasciato il rifugio, ci si inerpica lungo il sentiero (segnavia 3 A), assicurato in un tratto da un cavo metallico, fino ad arrivare al bivio dove, a destra si va al Rifugio Principe , mentre a sinistra si affronta la salita per Passo del Molignon (2598 m) che si raggiunge dopo 1 ora e 20. Qui si segue il sentiero sulla destra che inizialmente pianeggiante, poi in salita permette dapprima di scorgere il tetto rosso e poi, scendendo, di raggiungere il Rifugio Alpe di Tires (2440 m) appoggiato alle pendici dei Denti di Terra Rossa. Da qui inizia il sentiero (segnavia n 4) che lungo un continuo sali scendi, dopo aver raggiunto il Pas de Duron(2168 m) porta dapprima al Rifugio Sasso Piatto (2300 m) (2, 30 -3 ore) e poi lungo il Sentiero Federico Augusto al Rifugio Sandro Pertini (2300 m) (a circa 50 minuti dal Rifugio Sasso Piatto).
Il terzo giorno, lasciato il rifugio sempre lungo il Sentiero Federico Augusto si raggiunge il Passo Sella e qui dal Rifugio Valentini (2213 m), inizia il sentiero 655 che scende dapprima in località Lupo Bianco e poi sale in località Pian Schiavaneis (1850 m) dove si trova il Rifugio Monti Pallidi e da dove inizia il sentiero che permette di salire lungo la Val di Lasties.
Il quarto giorno per raggiungere il Rifugio Boè, se non piove si può salire lungo la Val di Lasties, il cui sentiero d’accesso inizia dietro il ristorante Pian dei Schiavaneis , altrimenti, si può raggiungere dapprima il Passo Pordoi ed utilizzando la funivia arrivare al Rif. Maria e lungo il sentiero che passa sulla Forcella Pordoi (dove c’è l’omonimo rifugio) raggiungere il Rifugio Boè (2873 m) al Col Toron.
Il quinto giorno attraverso la Forcella dai Ciamorces si sale sul Piz Boè fino alla Capanna Fassa (3152 m) da dove si ammira un panorama a 360 °, qui inizia il sentiero 638 che scende dalla Capanna Fassa tra le rocce, su nevai, fino alla forcella verticale che ricoperta da un nevaio può essere disceso grazie ad una corda di sicurezza fino al sentiero che costeggiando le pendici del Le Ponte porta al Rifugio Kostner (2500 m).
Da qui ci si dirige verso la seggiovia e si segue il sentiero 638 che porta a Crep de Mont (2152 m), dove parte l’ovovia per Corvara, si continua a scendere lungo il sentiero seguendo la pista da sci, passando per Utia Crep de Mont (1959 m) in direzione fondo valle fino a Planac da dove , vicino al campo da golf, inizia il sentiero che in 1 ora e 40 minuti su comoda strada porta all’albergo Rifugio Pralongià (2157 m).
Il Sesto giorno di cammino. Se fino ad ora le indicazioni erano chiare, da Pralongià a passo Valparola ci sono presentate delle difficoltà perché ci sono delle differenze tra la cartografia Tabacco e la segnaletica. Infatti non esiste il segnavia 23, ma il 24, e così iniziano le incertezze anche aggravate dalla pioggia e dalle nuvole basse. Di fianco alla cappella vicino al Rifugio Pralongia c’è l’indicazione del sentiero numero 24 che deve essere seguito, dopo circa 10-15 minuti al primo bivio si deve seguire l’indicazione Col di Lana, Settsas, e da qui, soprattutto con tempo avverso, non si sa bene quale traccia seguire e soprattutto solo al secondo bivio compare la prima indicazione di Passo Valparola, non seguire l’indicazione Col di Lana, ed al terzo bivio a destra si sale per la vetta del Settsas, mentre a sinistra si prosegue per la nostra destinazione che viene raggiunta dopo un continuo sali e scendi lungo un sentiero che in caso di pioggia è scivoloso e non è in nessun modo messo in sicurezza. Nei pressi del rifugio Valparola (2168 m) è facile incontrare le marmotte e lungo la strada si può visitare il museo della grande guerra.
Il settimo giorno. Passata la notte presso l’ospitale Rifugio Valparola si può o salire il Sentiero dei KaiserJager o raggiungere il Passo Falzarego (2105m) e prendere la funivia fino al Rifugio Lagazuoi (2752 m) per continuare seguendo il segnavia 401-402 fino alla forcella col dei Bos poi salendo lungo il segnavia 404 “sovracordes” si supera la base della Tofana di Rozes fino al Valon della Tofana. Da qui scendendo la strada che porta al Rifugio Dibona(2037 m), i più esperti possono raggiungere il Rifugio Pomedes lungo il sentiero attrezzato Astaldi, altrimenti arrivati al rifugio Dibona seguendo le indicazioni si sale lungo il sentiero che a zig-zag porta a destinazione, all’ultimo rifugio della nostro viaggio, Rifugio Pomedes (2203 m), ai piedi della Tofana di Mezzo, che sovrasta Cortina.
L’ottavo giorno è dedicato al rientro, si scende a Cortina da dove con i mezzi pubblici (autobus estraurbani) si può tornare a casa.
Nonostante la nostra escursione sia stata resa difficile dal tempo piovoso , ci ha regalato panorami indimenticabili ed un punto di riferimento costante, la Marmolada ricoperta di neve vista da differenti prospettive.
A differenza delle Alte vie numero 1 e numero 2 che sono indicate con il loro simbolo, il triangolo con inscritto il numero, lungo il tratto che abbiamo percorso, non c’è nessun tipo di riferimento alla alta via numero 9 e questo è un peccato.