Oggi ma fin nell’antichità la coltura principale in Giappone era il riso, a tal punto che durante il periodo Edo il valore di un feudo era misurati in koku, un’unità di misura che indicava quanto riso era in grado di produrre quel feudo.
Un kooku infatti corrispondeva alla quantità di riso necessaria a sfamare una persona per un anno, i feudi minori avevano un valore di 10.000 mila koku mentre quello maggiore aveva il valore di un 1 milione di koku.
Tutto ciò mostra l’importanza nel riso dell’agricoltura e nell’alimentazione giapponese, durante la seconda guerra mondiale gli alleati mirarono a distruggere le coltivazioni di questo alimento e i raccolti furono molto carenti, durante il dopoguerra per rimediare a ciò si stabilirono una serie di riforme agrarie.
Nacque una classe di proprietari terrieri che mirò a ottenere raccolti maggiori e che aumentò la produzione agricola favorendo il calo delle importazioni e l’autosufficienza del Giappone , tuttavia la crescente industrializzazione e l’immigrazione verso le città causò un dislivello fra le rendite delle industrie quelle della campagne.
Nel 1961 si cercò di equiparare i redditi urbani a quelli rurali con una legge che sosteneva la produzione del riso e sfavoriva l’importazione dei prodotti agricoli, si assunse una politica protezionistica che fu abbandonata solo nel 1999.
Nel luglio di quell’anno infatti fu approvata una nuova legge che abbandonava la vecchia politica protezionistica e indirizzava l’agricoltura giapponese al mercato internazionale.
Dopo la riforma del 1999 ve ne furono molte altre si cercò infatti di adeguare la politica agricola giapponese alle regole della WTO, l’organizzazione mondiale per il commercio.
In Giappone, come nella maggioranza dei paesi industrializzati, l’agricoltura ha pochi addetti la maggioranza della forza lavoro infatti è impiegata nel settore dell’industri a e dei servizi.
L’agricoltura giapponese è di tipo intensivo questo perché di cerca di ottenere il massimo del raccolto dalle poche terre pianeggianti disponibili, basti pensare che solo il 15% del suolo giapponese è riservato all’agricoltura.
La grande estensione latitudinale del Giappone consente la coltivazione di molti prodotti differenti: la coltura più importante è senza dubbio il riso che viene coltivato ovunque anche sui terrazzamenti collinari, ma si coltivano anche ortaggi, cereali e legumi tipici delle zone a clima temperato e prodotti tipici dei climi subtropicali come la canna da zucchero, il tè e il tabacco.
Inoltre vengono coltivati gli alberi da frutto, come i famosi ciliegi, e il gelso una pianta utilizzata nell’allevamento dei bacchi da seta che si nutrono delle sue foglie.